Onorevoli Colleghi! - La scienza e la ricerca hanno avuto negli atenei italiani luoghi d'elezione e il loro livello di eccellenza ha avuto un benefico effetto anche sulla didattica. La corrispondenza tra ottima ricerca e ottima didattica ha cominciato, negli ultimi anni, a entrare in crisi a fronte di scarsissimi investimenti sul personale. L'Italia si trova di fronte alla situazione per cui un buon numero di giovani studiosi sono preparati a trasmettere e consolidare il loro sapere nelle facoltà in cui si sono formati ma, non trovando spazio, sono costretti a migrare all'estero. Atenei statunitensi, britannici, francesi raccolgono infatti i frutti di curricula studiorum costruiti e svolti in Italia e quindi, paradossalmente, capitalizzano l'investimento su uomini e donne fatto dallo Stato italiano. Il mondo dell'università italiano è in attesa di un riordino complessivo della docenza, giacché l'accesso a questa fondamentale funzione è diventato frammentario, frutto di logiche localistiche e poco attrattivo per le menti eccelse. Particolare rilievo ha assunto nel dibattito sull'università la questione del reclutamento, afflitto nel nostro Paese da una preoccupante diffusione di pratiche, spesso ai confini della legalità, che ne hanno inquinato la trasparenza. Troppo spesso sono stati premiati meriti estranei al valore scientifico e culturale dei candidati alla funzione di ricercatore, spingendo molti talenti, giovani e meno giovani, ad abbandonare il campo. Analoghe considerazioni potrebbero essere fatte per l'accesso al dottorato di ricerca, del quale non è più rinviabile una profonda riforma. Il sostanziale blocco delle assunzioni, dovuto

 

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soprattutto al taglio dei finanziamenti pubblici, ha inoltre prodotto una smisurata dilatazione del fenomeno del precariato, incentivando, al contempo, il proliferare delle figure impegnate, più o meno propriamente, nelle attività didattiche. Basterebbe questo insieme di problemi, certamente non esaustivo, a dimostrare la necessità di una diversa e più attenta cura che la politica dovrebbe dedicare al sistema universitario. Occorrono perciò interventi di varia natura - economico-finanziari, legislativi e regolamentari - capaci di segnare una netta inversione di tendenza.
      La nostra proposta di legge, frutto di un fecondo confronto con le più significative realtà associative e di movimento, vuole essere un primo contributo, sia pur parziale, in questa direzione e un modo concreto di dare attuazione agli impegni assunti con migliaia di elettrici ed elettori. Per questi motivi proponiamo l'abrogazione della legge n. 230 del 2005 e del decreto legislativo n. 164 del 2006, dovuti all'allora Ministro Moratti. Queste disposizioni hanno cancellato il ruolo del ricercatore e frustrato le aspettative di migliaia di giovani che prestano servizio nelle nostre facoltà: effettuando o supportando la didattica, esaminando gli studenti e svolgendo ricerche spesso di elevatissimo valore scientifico.
      I princìpi ispiratori della presente proposta di legge sono i seguenti:

          a) fusione degli attuali ruoli di docente e di ricercatore in uno solo, articolato in tre fasce, con l'estensione a tutti i docenti di medesimi diritti e doveri, favorendo, quindi, una maggiore partecipazione dei professori delle fasce meno elevate agli organi collegiali di direzione didattica e scientifica;

          b) collocazione appropriata del personale in servizio nelle tre fasce garantendo, in particolare, il riconoscimento della funzione docente per gli attuali ricercatori;

          c) distinzione netta tra reclutamento e avanzamento;

          d) reclutamento affidato a concorsi nazionali per l'insieme dei posti messi a concorso in un dato settore disciplinare, per sottrarlo ad ogni considerazione localistica;

          e) costituzione delle commissioni con il metodo del sorteggio tra i professori delle fasce superiori, con regole di avvicendamento in tali incarichi ed eventuale presenza di esperti internazionali;

          f) ai fini dell'avanzamento, giudizi di idoneità richiesti dagli interessati, senza numero chiuso, sulla base della propria operosità scientifica;

          g) garanzia a tutti i docenti-ricercatori del soddisfacimento di una legittima istanza di carriera, anche sulla base di quanto avviene nei Paesi più avanzati, nei quali la docenza non ha una strutturazione a piramide, e previsione della dotazione finanziaria necessaria affinché, sulla base di verifiche puntuali, il docente possa avanzare fino al pieno esercizio della funzione;

          h) valorizzazione dei percorsi di alta formazione post laurea e dei relativi titoli;

          i) previsione di concorsi, con procedura straordinaria e su un numero limitato di posti, di accesso immediato alla prima o seconda fascia per acquisire direttamente elevate competenze italiane o internazionali;

          l) regole generali e di garanzia per la valutazione periodica dei docenti-ricercatori, effettuata a livello delle singole università, secondo indirizzi di carattere generale, restando affidata alla valutazione nazionale quella delle strutture.

 

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